Padre Innocenzo Ricci

 

Facendo una ricerca veloce in internet, con lo scopo di trovare qualche spunto sul Santo di cui Padre Innocenzo Ricci porta il nome,  ho individuato diversi  mistici e santi che mi piace di seguito indicare :

o                                            Beato Innocenzo Guz, sacerdote e martire

o                                            Beato Innocenzo da Berzo, sacerdote

o                                            Sant'Innocenzo dell'Immacolata, martire

o                                            Sant'Innocenzo di Tortona, vescovo

o                                            Sant'Innocenzo (soldato), martire

o                                            Sant'Innocenzo I, papa

o                                            Servo di Dio Innocenzo da Caltagirone, presbitero.

La mia attenzione si è fermata immediatamente su Sant’Innocenzo soldato martire. In modo particolare sulla parola soldato, non tanto sulla parola martire.

Questo termine dovrebbe essere conclusivo nella descrizione di questo sacerdote, invece risulta essere la parola con la quale mi piace iniziare a parlare di Padre Enzo.

Il  soldato è una persona che si è arruolata, volontariamente o coattivamente causa servizio di leva, nelle forze armate di un paese sovrano ed ha svolto l'addestramento e ricevuto le attrezzature (quali un'uniforme e un'arma) per difendere quel paese o i relativi interessi.

Ma per  soldato si può intendere anche una persona che sposa la difesa di una causa con tutti gli strumenti e le forze di cui si dispone.

E Padre Innocenzo, meglio conosciuto come Padre Enzo, è un soldato di Cristo, arruolatosi volontariamente per amore e dedizione. Ed eccolo è lì: la sua uniforme è il classico vestito del diocesano. Però Padre Enzo si riconoscerebbe in un plotone di diocesani. Il suo vestito è trascurato, di una taglia diversa di quella di cui avrebbe bisogno, sfilacciato in qualche punto, con fili di cotone appesi qua e là, testimoni di inutili tentativi di ricucitura.

Poi ci sono le sue armi.

La valigetta sempre pronta a dichiarare la ferma convinzione di rappresentare una chiesa viandante. La sacra bibbia. Testi religiosi appoggiati dovunque. Immagini sacre in ogni punto dei suoi ambienti. Fotografie di persone che chiedono la sua preghiera, uomini, donne, anziani, bambini, immagini a colori ed in bianco e nero, di frequente pieni di polvere, ma scrupolosamente custoditi, in modo da non dimenticarsi di nessuno, quasi a raggrupparli tutti insieme, come se fosse una sola famiglia. È lui il Padre di tutti. Padre Enzo.

Poi il suo credo. La sua fede.

Il riferimento quotidiano a cui rivolgersi per le più svariate situazioni.

Il Cristo, sposato ormai da più di trent’anni.

Il Cristo vissuto da più di trent’anni.

Nelle parrocchie, sui prati, nelle strade, nelle case e nei luoghi più svariati.

Il Cristo trovato poi a mani giunte con la schiena un po’ piegata per meglio avvicinarsi e accogliere il figlio del momento, datogli in prestito da un disegno divino; Il Cristo soprattutto trovato nel dolore.

Nella croce.

Dove il Mistero prende forma e la forma si perde nel Mistero.

Il dolore che ha di fronte Padre Enzo quotidianamente, non è però di quelli ordinariamente conosciuti.

No.

Sono dolori che scaturiscono da Croci particolari. Sono Croci procurati dal male per eccellenza : il demonio.

Ecco a cosa è chiamato Padre Enzo. A lottare contro Satana. È questo che gli ha chiesto l’Altissimo ed è questo a cui lui ha risposto con un sì deciso, senza pause e senza ritorno. E l’ho ha fatto con la Vergine Maria. Lo stesso sì della Madre Santa. Incondizionato, quasi sprovveduto.

Padre Enzo ogni mattina si sveglia alle sei, già stanco. Chi non ha esperienze delle lotte contro il demonio, sia dirette che indirette, deve subito entrare nell’ordine di idee che questo scontro stanca, stressa e indebolisce. Questo sacerdote lo sa perfettamente eppure si alza comunque, mette i piedi a terra, e comincia la sua imprevedibile eppur ripetitiva giornata. Il letto è ancora caldo e non fa in tempo a bere neanche il caffè che il suo telefonino già squilla. Gli squilli si ripetono in continuazione: Veronica da Alessandria, Mario da Milano, Sandro da Fano, Francesco da Campobasso, Michele da Messina  e così via. Persone tutte torturate o disturbate dal demonio, che cercano in Padre Enzo un po’ di sollievo, un ancora di salvezza, una possibilità di sopravvivenza. Il vessato lo cerca. L’ossesso lo chiama. Il posseduto lo perseguita. L’assoggettato satanista lo teme.

E lui risponde a tutti.

Poi  si mette in moto. Celebra messa, prega. Si rende disponibile per liberare le persone.

Ogni giorno, ogni giorno della sua vita è questo. Aiutare a portare la croce a molti: ecco la sua croce. Il Cireneo di tutti. E le croci da portare sono tante. Le più svariate. Le più pesanti.

Ed eccolo che mangia una misera insalata, mentre dall’altra parte del telefono c’è qualcuno che vomita, come innaturale reazione del diavolo ai comandi del religioso di lasciare il soggetto posseduto. Altre volte, anzi spesso, digiuna, come offerta sacrificale per quello o per taluno disturbato.

E poi viaggia, è in esodo. Come la Mamma celeste in fuga verso l’Egitto. Va incontro ai bisognosi continuamente e la sua dimora diventa non più stabile e le fatiche dell’incertezza ancora più preoccupanti, cosicché i suoi atti di affidamento sempre più frequenti per confortare le insicurezze dell’ignoto in Cristo.

E ogni giorno assiste in una pazienza senza fine decine e decine di presone, per poi andare a letto stremato alle due di notte.

A quell’ora farebbe ancora, ma il suo corpo non lo consente.

Per lui non c’è altro che questo: sofferenza e fervore. La sua mente, il suo corpo, la sua anima ed il suo spirito si fanno preghiera e tempio. La sua esistenza terrena diventa un calice di accoglienza e comprensione per gli altri, dimenticando spesso se stesso, con il quale perde di frequente contatto e confidenza.

Ed ecco il soldato che lotta la sua battaglia per difendere quello in cui crede.

 

Padre Enzo  mi ha aiutato a liberarmi dal tormento di Satana, le sue preghiere sono state preziose per me.

 

Grazie Padre Enzo, Soldato di Cristo.